🎬 Atto 1 – L’origine del suono sintetico (anni ’60–’80) La musica è sempre stata veicolo di innovazione: dal canto umano, strumenti acustici, fino all’avvento dell’elettronica. Negli anni Sessanta-Settanta, l’uso dei sintetizzatori (Moog, ARP) aprì la strada ad un suono che non si limitava più all’imitazione della natura, ma alla creazione ex-novo di timbri. Poi gli anni Ottanta-Novanta hanno visto la digitalizzazione: campionatori, sequencer, librerie di suoni, MIDI. Questo passaggio segnò un cambio di paradigma: l’artista non era più solo “chi suona” ma anche “chi seleziona / programma”. Periodo in cui la tecnologia entra davvero in studio. L’uomo comincia a “programmare” la musica. Wendy Carlos – “Autumn” (1968) Prima compositrice a usare un sintetizzatore Moog per reinterpretare Bach in Switched-On Bach . È la pietra miliare del suono elettronico. Kraftwerk – “The Robots” (1978) Il gruppo tedesco anticipa il concetto di uomo-macchina. Minimalismo, vocoder, ritmo m...
Commenti
Posta un commento